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... doniamo la speranza di ricominciare ...

Nella foto 3 i volontari della VIS Foundation con il nostro don Peppino Cartesio davanti al cancello d’ingresso della Cité con il nostro logo.

Nelle foto 1 e 4 alcuni momenti del lavoro che i volontari svolgono quando sono in missione. Si parla con i bambini, si raccolgono informazioni sul rendimento scolastico e sui loro eventuali bisogni.

Spesso, i nostri piccoli ospiti ci chiedono notizie dei loro rispettivi sostenitori e di poter inviare loro lettere o disegni.

Un rapporto che suggeriamo sempre di coltivare sia in un senso sia in un altro. Infatti, anche i nostri benefattori possono, per il nostro tramite, fare arrivare ai loro bimbi lettere, foto o disegni.

Le foto 2 e 3, scattate davanti alla splendida Chiesa che abbiamo nella Cité, racchiudono pienamente in sé il significato di comunità, dello stare insieme e condividere tutto.

Chi è stato almeno una volta in Ruanda, non riesce a spiegare esattamente il motivo per il quale si ama il Paese delle Mille Colline. Ci sono ancora importanti sacche di povertà, nonostante l’alto tasso di sviluppo degli ultimi anni.

Ci si imbatte sempre in scene che fanno male al cuore. Eppure una volta che lo si è incontrato, il Ruanda, non ci si stacca più. Lì non c’è fretta, c’è tempo per tutto, ma soprattutto ogni giorno è ricco di emozioni. Le persone guardano oltre le apparenze, gli averi, i beni materiali, conta solo ciò che sei.

Questo forse è stato il primo insegnamento e il più importante che ci porteremo dietro: essere invece di avere. Si parte pensando di aiutare o cambiare le cose, ma in realtà si salva se stessi.

Questo è il primo passo per poter fare qualcosa e dare aiuti concreti, così come fa ogni giorno l’Associazione Nolite Timere onlus, dando un'istruzione, un’educazione e assicurando cure primarie.

Quando torniamo dalle nostre missioni, la prima cosa che ci viene da fare è parlare e raccontare tutto quello che abbiamo vissuto, le cose che abbiamo visto, le emozioni che abbiamo provato, e spesso lo si fa senza neppure pensare troppo a cosa si stia dicendo. E questo accade anche per quei volontari tra noi che ci sono stati già più di una volta. È solo dopo qualche giorno dal rientro che cominciamo a rimettere in ordine le idee e i pensieri e a rifl ettere.

Il Ruanda è cultura, è un mondo che si nasconde dietro l’evidenza. Sembra scontato dirlo, ma laggiù nulla è mai come appare ai nostri occhi. C’è sempre una spiegazione dietro ogni cosa, per quanto assurda e incomprensibile ci possa sembrare, tipo asciugare il bucato sul prato (foto 3).

Volgere lo sguardo verso la Cité des Jeunes Nazareth sarà sempre per noi come alzare gli occhi verso il sole: lo guarderemo senza mai riuscire a vederlo davvero, e ogni volta sarà sempre diverso.

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